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Nuove esplorazioni all’ Abisso B52

L’Abisso B52 si trova nelle Alpi Apuane (LU), nel versante orientale del Monte Pelato. La cavità, investita da una gelida corrente d’aria, era stata esplorata nei primi anni 2000 fino ad una profondità di -143 m dai gruppi R.D.M., GSB-USB e CVSC.

Una serie di lunghe disostruzioni sul fondo, effettuate a più riprese e completate negli ultimi mesi, hanno portato alla scoperta di un nuovo ramo che permette di intercettare vasti e profondi pozzi che proiettano ad importanti risultati.

La grotta si trova infatti in una posizione strategica per il Complesso di Monte Pelato (Abisso Bagnulo – Buca di V – Buca del Generatore – Abisso Astrea), di 9 km di sviluppo e circa 700 m di dislivello totale. Gli ambienti profondi della B52 si trovano appena oltre la zona dei sifoni terminali nel collettore del Complesso.

Seguono le ultime cronache esplorative che hanno portato a questa importante scoperta…

09/07/2022

Partecipanti: E. Rimpelli, S. Marzucco, M. Castrovilli

A cura di: Michele Castrovilli

Ritorniamo dopo molti anni alla grotta B52 e completiamo il riamo completo della cavità fino al fondo, seguendo la via principale.

Arriviamo abbastanza velocemente giù e si decide di rivedere com’è la situazione del cunicolo allargato in buona parte da Sandro molto tempo fa… come al solito l’aria ci arriva bella forte in faccia. Se proseguiremo su questa strada dovremo allargare ulteriormente alcuni punti.

Riarmiamo poi la breve risalita che c’è nell’arrivo laterale, posta sempre sul fondo. Abbiamo finito il materiale ma con due cordini e con la corda utilizzata alcuni anni fà per tirare fuori il pietrisco dal cunicolo, riusciamo a risalire nel passaggio successivo. Con l’unico colpo ben assestato del materiale da disostruzione, che ci eravamo presi dietro per scrupolo, riusciamo a vedere bene che al di là della strettoia parte una galleria dalle dimensioni “gattonabili” e con alcune pietre di dimensioni non trascurabili e molto arrotondate sul fondo.

Ci vorrà ancora un po’ di lavoro per passare in maniera comoda, poi capiremo… in ogni caso anche quà molta aria che ci arriva in faccia.

Usciremo in tempo per cenare insieme a Yuri e Vania che hanno già preparato la brace. Le prossime attività saranno: forzare il passaggio sulla risalita e ovviamente cambiare le corde/attacchi, ripulire parte del cunicolo terminale per riarmare gli altri due pozzi che ci sono e rilevarli, e infine decidere se proseguire con l’allargamento di questo ramo.

16/07/2022

Partecipanti: S. Marzucco, M. Castrovilli, F. Cendron

A cura di: Michele Castrovilli


Entriamo non molto presto, siamo abbastanza carichi di materiale, grande rientro di un Federico in ottima forma. In breve ci troviamo sul fondo, riarmiamo la breve risalita e nella saletta  incominciamo l’opera di disostruzione che diventa via via sempre più acrobatica e fantasiosa e, come sapevamo, disostruire dal basso non è mai agevole… infatti un grosso blocco ci dà da studiare non poco per riuscire a toglierlo senza farcelo cadere addosso.

Alla fine con qualche artifizio riusciamo nell’intento, e dopo innumerevoli entrate e uscite dalla saletta, non proprio agevoli, riusciamo a forzare il passaggio. Sandro, che era il primo in punta, arriva in un ambiente abbastanza grande poi il silenzio e dopo poco le urla di gioia per quello che stava vedendo… è arrivato in un ambiente molto vasto che dà a sua volta su un grande portale avvolto nel nero più assoluto!

Purtroppo abbiamo finito il materiale a nostra disposizione e in libera la risalita successiva risulta perticolarmente impegnativa. Dopo qualche tentativo decidiamo di desistere: il portale resterà lì, inoltre siamo particolarmente stanchi e non ce la sentiamo d’insistere con le acrobazie.

Decidiamo di prendere la via del ritorno, tutti d’accordo che per la giornata i risultati possono essere sufficienti e soddisfacenti… ritorneremo con materiale dedicato. In un’ora e venti siamo fuori a goderci la meritata birra, lasciata a rinfrescare poco dopo l’ingresso, entusiasti per come si è conclusa quest’ uscita.

Note a margine: grotta solo umida, aria in uscita, nella strettoia chiamata “Mosèpassa” aria decisamente potente e fredda che ci obbligava a diversi cambi, gli ambienti nuovi erano “puliti”, non vi erano frane o crolli, le dimensioni di quanto trovato sono più consone ad un’Astrea.

Prossimo giro: armare decisamente meglio le due risalitine iniziali, disostruire in modo più deciso i due passaggi, risalire verso il portale e vedere cosa c’è oltre per comprendere come affrontarlo, esplorare gli ambienti nuovi, rilevare, insomma… tanta roba per una grotta data per finita.

Sul ciglio del nuovo pozzo (foto di L. Santoro)

30/07/2022

Partecipanti: L. Santoro, S. Marzucco, L. Caprara, R. Cortelli, M. Castrovilli

A cura di: Michele Castrovilli


Iniziamo col dire che dovremo smettere di chiamarla Grotta e iniziare ad abituarci ad usare il ben più consono termine Abisso….

Tutti d’accordo di partire alla mattina presto e alle 9,30 siamo all’ingresso, questo si rivelerà una scelta vincente sotto tutti gli aspetti, complice il facile e veloce avvicinamento. I sacchi sono pesanti, dato che all’ultimo secondo ci viene a mancare la quota rosa, e chi vuol capire capisca….. 🙂

Nonostante questo arriviamo velocemente al punto delle operazioni, dove ci dividiamo i compiti: Sandro, Sanchez ed io ci occuperemo della risalita, Roberto e Luca ad allargare a mazzetta e scalpello alcuni punti e poi armare in modo più comodo e sicuro le risalite di accesso.

Arrivati all’ imbocco del portale si scende un piccolo salto per arrivare su di un pianoro e ci si apre un ambiente veramente grande con una colonna che divide in due lo spazio principale dal quale partono due grandi pozzi paralleli, scopriremo poi che si congiungono, un grande arrivo d’acqua sulla sinistra, un’ altro in fondo all’ambiente (in parete), una grossa colata dello spessore di almeno 10 cm spiove alla nostra destra con una probabile via fossile sopra di essa… siamo basiti non ce lo aspettavamo!

Le dimensioni sono veramente enormi non sappiamo bene da che parte incominciare, iniziamo a pulire gli imbocchi dei pozzi e i secondi passano inesorabili quando gettiamo materiale prima di sentire il tonfo finale.

Decidiamo di armare il lato più “pulito e sicuro”, almeno all’apparenza. Le pareti sono verticali: armo dal portale all’attacco del pozzo e fatico non poco ad individuare i punti idonei per iniziare la discesa in quanto è tutto ricoperto da un grosso strato di simil-concrezione.

Roberto e Caprara intanto hanno finito di mettere in sicurezza l’ambiente “Mosèpassa”. Ci raggiungono e si discute per come armare la discesa. Scende Roberto seguito da Caprara come fido scudiero e la corda da 38 metri  và via in un batter d’occhio.

Alla base di questo salto ci rendiamo conto di trovarci in una grossa forra con gradoni e principi di marmitte, la zona è di marmo grigio, pulita e con pochi sassi se non quelli che abbiamo fatto volare giù poco prima. Abbiamo davanti a noi un ulteriore salto che dà in un ambiente ancora più grande dei precedenti e non riusciamo a stimarne le dimensioni. Proseguiamo ad armare  fintanto che non finiremo gli attacchi circa una decina di metri sotto… abbiamo un pianerottolo che ci permettere di valutare meglio la situazione.

Io e Roberto scendiamo, si decide di non proseguire oltre perchè dovremmo armare solo su moschi e abbiamo solo un’ultima corda da 30 metri (lasciata sul posto) che non ci permetterebbe di fare granchè: non vediamo il fondo, non capiamo come si sviluppa, insomma và alla grande però sarà meglio tornare attrezzati!

Decidiamo di risalire e ci accordiamo per frazionare e spostare dalla verticale la corda in modo da stare fuori da eventuale cascata in caso si attivasse il flusso idrico. Per oggi basta, dobbiamo riconoscere che siamo ad un’ orario gestibilissimo nonostante il grosso lavoro svolto. Alle 19,30 siamo tutti fuori a gustarci la birra lasciata a rinfrescare all’ingresso.

Note a margine: nel lato conosciuto vi è sempre molta aria in uscita, negli ambienti  nuovi nonostante siano molto grandi si percepisce bene il flusso d’aria che risale ed è molto fredda tanto che chi è meno operativo deve necessariamente coprirsi bene. Sarà imperativo effettuare il rilievo per capire dove siamo finiti e proseguire ad armare bene per restare fuori dai potenziali flussi d’acqua… siamo finiti dentro una bellissima incognita e con importanti sviluppi.

Seratona con carne alla brace, insalatona e con il pomodorone di 1.2 kg di Sandro.

06/08/22

Partecipanti squadra 1: D. Benedini, M. Castrovilli, J. Demidoveca, L. Grandi, M. Meli, L. Pisani, D. Quadrella (GSAA), E. Rimpelli

A cura di: Luca Pisani

Si torna al B52 dopo le ultime scoperte e siamo una nutrita squadra. Entriamo verso le 10:30 tutti assieme distanziati dalla squadra Avanguarde Speleologique, formata da Caprara e Paoloner, che ha altri obiettivi, di sicuro il principale è quello di uscire presto. 

Velocemente raggiungiamo la saletta della risalita smanzata e ci dividiamo: Daniele, castro, Jelena, rosso ed Edo procedono avanti per sistemare l ultimo armo e continuare la discesa del pozzone, mentre io meli e lupo seguiamo rilevando. I nuovi ambienti sono maestosi e scendiamo con

Daniele  che arma frazionando il nuovo pozzone. Dal punto dove ci si era arrestati la scorsa volta, scende di altri 60 m. Complessivamente è un 90 m. Le dimensioni complessive sono davvero impressionanti. Sul fondo si incontra un meandro che riduce le sue dimensioni ma con scorrimento.

In alto invece tutto il pozzo è aperto verso l’ alto e con possibilità di risalite da fare. Inoltre si intercetta una mega finestra a metà altezza che invoglia, con morfologia a meandro. Sul fondo la forra prosegue per una decina di metri e poi si incontra un nuovo pozzo di 30 m, anche questo bello grande e lavorato.

Qui l’aspirazione del buon Meli di entrare a far parte della squadra avanguarde prende il sopravvento e il distoX si sgancia dal suo imbrago precipitando per tutti i 30 m del pozzo (battezzato “Pozzo del Disto-rutto”), finendo in una pozza. Pozza che salverà il disto da esplosione certa, ma diventando inutilizzabile da lì in avanti in quanto l umidità entrata nello strumento falsa tutte le misure. 

Scendendo i nuovi pozzi (foto L. Pisani)

Sul fondo di questo pozzo riparte il meandro che tuttavia stringe molto e diventa alquanto fastidioso, seppur percorribile… i ragazzi in punta lo hanno già percorso fino ad un nuovo pozzone di circa 25 m  e poi tutti assieme tornano da noi per fare il briefing e decidere cosa fare.

Non potendo fare più il rilievo, Matte, Lupo, Jelena, castro e Edo decidono di iniziare a risalire, mentre Daniele rosso ed io portiamo avanti trapano attacchi e solo una corda da 48 m percorrendo nuovamente il rognoso meandro, a tratti concrezionato (“Meandro del Cane Rabbioso”).

Arrivati sul pozzo, inizia ad armare il Rosso mentre noi sopra aspettiamo sotto una gelida aria che ci congela lentamente. Il rosso raggiunge il fondo atterrando su un terrazzo circa 25 m più in basso, e poi ci comunica che sotto di lui si apre un’altra voragine di almeno 30 m… tanta roba… Si sente distintamente anche il rumore dell’acqua che avevamo perso nella parte bassa del meandro.  

Decidiamo di iniziare a tornare, non dopo avere pisciato nel pozzo mentre il Rosso risale, fortunatamente senza colpirlo… ma tanto basta per battezzare l’ambiente come “Golden Shower”…  

Torniamo indietro e alla base del P30 lasciamo due sacchi con corde da 33 e 104 m, più una 55 m sfusa. In loco sono rimasti anche una quindicina di attacchi, alcuni però con chiodi non inox (quindi meglio portarne altri la prossima volta). 

Prendiamo la via dell’uscita che raggiungiamo in circa 2 ore, e poi brindiamo con birrette fresche che ci aspettavano all ingresso portate da Daniele. Ci si ritrova tutti assieme in casina e via con grigliata, birre e rakia. 

La grotta è tanta roba… il rilievo non sembra puntare al momento verso Bagnulo e si dirige verso valle, quindi la possibilità di raggiungere nuovi ambienti del collettore oltre il sifone terminale del sistema è sempre più probabile. Al momento dovremmo essere quasi a -300 e dovrebbero mancare poco più di 100 m di dislivello per raggiungere il livello di base. 

Daje tutta… Auuuuuu

Partecipanti squadra 2: P. Calamini, L. Caprara 
Avanguarde Speleologique: i racconti di un team inutile, domo, ma mai dannoso.

A cura di: Luca Caprara


Mi reco ad Arni con un solo obiettivo, stare al fresco.

Calamini invece si presenta con velleità speleologiche: armare il fondo storico di B52 e il ramo cieco in prossimità dell’ingresso. Attendiamo un’oretta dopo l’ingresso dello squadrone d’élite e ci avviamo anche noi.

Giunti al quasi fondo, nella saletta del bivio lasciamo il materiale e prendiamo la risalita che porta nei nuovi ambienti maestosi. Arrivati al terrazzone, salutiamo gli esploratori sottostanti e torniamo sui nostri passi.

Calamini s’intrufola nella strettoia che porta al fondo storico, in perlustrazione. Luogo nefasto che gli fa perdere ogni velleità di riarmo. Lasciamo sacco con 30+30 in saletta, ritenendo quelle corde più utili nei nuovi ambienti.

Risaliamo e, giunti al ramo cieco (tappa in frana dopo una ventina di metri) Calamini inizia il riarmo su fix storici ma in buono stato. Esegue tutto con calma e giudizio. La sua calma è tale che io intanto mi congelo e faccio un salto fuori per riscaldarmi. Rientrato, Calamini mestamente mi comunica che la corda non basta ed è costretto a risalire. Disarmiamo e usciamo.

Giunti in casina, ci mettiamo a raccogliere legna, portiamo a valle tronchi e controlliamo il serbatoio dell’acqua: livello molto basso purtroppo. Poco dopo ci raggiungono Grandi e Meli, il primo si mette a tagliare la legna raccolta, il secondo a non fare assolutamente nulla. Ci ragguagliano sull’esplorazione e veniamo a sapere che un secondo gruppo è in procinto di uscire.

Sono le 19 e non c’è più tempo da perdere, le nostre stime sui tempi lunghi vanno a farsi fottere e bisogna iniziare i preparativi per la cena. Io mi occupo del fuoco, Calamini prepara la carne, Grandi continua a tagliare legna, Meli ci guarda, immobile. Le fiamme salgono alte in cielo, preparando il terreno per delle braci sontuose, ma senza Sanchez non è la stessa cosa, non lo sarà mai.

Arrivano altri due esploratori, Castrovilli e Rimpelli, giusto in tempo per sedersi a tavola e mangiare le prelibatezze dello Chef Tony Calamini. Ma non c’è tregua, noi continuiamo imperterriti a grigliare e servire ai tavoli, purtroppo però ci raggiunge anche l’ultima squadra, Benedini Quadrella e Pisani.

L’anticipo di diverse ore sulla prenotazione e il menù vegan ancora da imbastire mandano in tilt la cucina. Calamini butta sulla griglia cose a caso, io litigo pesantemente con gli avventori, Castrovilli cerca di compensare come può e Pisani è costretto a farsi l’insalata da solo e mangiare hamburger di soia bruciati e crudi.

Un finale amaro.

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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