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Bosnia expedition 2023 – report

Gacko, massiccio del Lebrsnik. Un altro anno è volato e la mente e i sogni sono tornati spesso in questi luoghi. E’ finalmente arrivato il momento di tornare e di proseguire le ricerche e le esplorazioni in questa affascinante area carsica.

Di seguito il diario di campo della spedizione in cui abbiamo rilevato e mappato oltre 1.2 km di nuovi ambienti. Tante le novità, ma soprattutto gli spunti esplorativi lasciati per il prossimo anno!

Pianori carsici sul Lebrsnik (foto di S. Curzio)

02/03-09-2023 

Partecipanti : F. Bettili, D. Benedini, S. Guatelli, G. Zaffagnini

Partenza della prima squadra verso la Bosnia. Lungo la via, controlliamo grotta allagata lungo la strada per Gacko, sotto a un cavalcavia. Notiamo la presenza di piastrina (data 2001) e scritta del 1969. Vicinissimo all’ingresso grotta, proseguendo in direzione Gacko, si trova ingresso di un tunnel artificiale scavato per un complesso idroelettrico che intercetta diverse cavità naturali cementate, ma un ingresso è aperto a pavimento. Lo controlliamo ma la prosecuzione è ostica. Presente forte aria in uscita. 

04-09-2023

Partecipanti: F. Bettili, D. Benedini, S. Guatelli, G. Zaffagnini

Si torna all’Abisso Jonny. Raggiungiamo con i fuoristrada le vicinanze dell’ingresso. Armiamo fino al fronte esplorativo lasciato aperto l’anno scorso e scendiamo il pozzo lasciato in sospeso. Nuovo ambiente maestoso, grotta prosegue con forra ampia. Presenti numerosi arrivi. Fronte esplorativo ancora aperto.

Meandro nell’Abisso Jonny (foto di S. Curzio)

05-09-2023

Arrivo al campo della seconda squadra dall’Italia (Michele, Piso, Mattia, Condor, Zoe e Papa).

06-09-2023

Partecipanti: F. Bettili, G. Zaffagnini

Proseguiamo rilievo verso il fondo dell’abisso Jonny. Disegniamo pianta e sezione da terminare. Arriviamo al meandro finale e al punto 70 del rilievo il distox inizia ad avere problemi a causa dello stillicidio e dell’acqua. Risaliamo afflitte. 

Partecipanti : M. Ballotti, M. Castrovilli, L. Grandi 

Durante la discesa verso il fondo del Jonny sono stati migliorati alcuni armi e abbiamo disgaggiato diverse parti. Arrivati al fondo nel salone di frana finale esploriamo diverse parti per cercare prosecuzione, non sentiamo aria, sembra tutto toppare in frana. Individuiamo breve risalita da fare in arrampicata libera, zona piena di massi di crollo. Visto l’orario definiamo i punti ancora da visionare e rientriamo lasciando il materiale da risalita in fondo. Nella frana molti massi erano concrezionati (quindi ferma da molto tempo). 

Partecipanti: S. Guatelli, L. Pisani 

Scopo dell’uscita rilevare e esplorare i rami “laterali” lasciati indietro nelle esplorazioni del 2022. Rileviamo un piccolo ambiente vicino all’ingresso, non vi sono prosecuzioni ma porta a un bypass che permette di evitare il secondo pozzetto. Scendendo rileviamo un piccolo meandro. Prima del pozzo Black Mamba arrampichiamo su una porzione franosa, e raggiungiamo una saletta di crollo che si affaccia su un pozzo di 10 m che scendiamo. Il fondo presenta aperture verso la sottostante via principale. Proseguendo si raggiunge un ambiente di dimensioni maggiori che termina in un camino di circa 20 m. Scendiamo il pozzo Black Mamba e cominciamo le esplorazioni nel ramo laterale. Si arriva in una sala, verso sinistra termina in una saletta concrezionata, verso destra si percorre una strettoia e si raggiunge un ambiente di dimensioni maggiori, aria presente, con una grossa colata. Arrampichiamo sulla colata e intercettiamo un meandro sfondato: avanziamo e notiamo un pozzo grosso sulla nostra destra a pavimento. Il meandro termina in una saletta concrezionata ma con aria, rileviamo il tutto. Torniamo indietro e armiamo il pozzo, di 30 m circa, sul fondo si arriva in un salone di crollo dimensioni notevoli, si affrontano vari sali-scendi in frana e sentiamo le voci dei compagni/e al di sotto. Il contatto vocale è chiaro, si trovano dopo il lungo meandro, il bypass sarebbe notevole.

Partecipanti: S. Curzio, D. Benedini, M. Papa, Z. Rondelli, G. Tugnoli

Battute esterne sull’altopiano del Lebrsnik. Controllata la grotta Datla dove abbiamo forzata una strettoia che porta a un piccolo arrivo a sinistra del fondo. Scesa una decina di metri dopo un piccolo scavo sulla destra ma non ha prosecuzioni possibili anche se merita visita per grandezza e belleza. Visti altri buchi degli anni passati. Individuate 4 nuove grotte. La prima viene chiamata Grotta Parking35k. E’ una grottina nella dolina più a ovest che entra verso nord, è da rilevare. Più di uno “Zuffa” (n.d.r. unità di misura che indica 20 m di grotta nuova coniata dal Sommo Giancarlo) ma chiude inesorabilmente.Nella dolina appena a est c’è una grottina simile ma toppa di terra, sembra continuare ancora qualche metro spostando un po’ di terra sul pavimento. La seconda grotta la chiamiamo Pozzo E-Bon. In questa zona un po’ in stile “Vetricia” scendiamo questa fessura disarrampicando la prima parte. Il pozzo sarà una decina di metri, poi si scende in frana e si intercetta una piccola colata. Arrivati in una sala si continua 10 metri. Chiude inesorabilmente. Da rilevare, sicuramente più di uno Zuffa. La terza grotta è un piano inclinato in fondo a una dolina. Continua poco più di uno “Zuffa” in diagonale, chiude nel detrito. Si intravede la fessura continuare verso il basso per 2-3 metri ma dimensioni assolutamente non percorribili. L’ultima grotta (Scivolone Lupo) si apre in una dolinetta in un pratone. Scende un meandrino stretto una quindicina di metri. E’ piccolo ma c’è aria. Bisogna tornare a forzare la strettoia che si presenta di fronte.

Controllato il punto della Grotta Squadrata (ingresso visto l’anno precedente) ma chiude nello stretto inesorabilmente, non rilevabile.

Datla Pecina (foto di S. Curzio)

07-09-2023

Partecipanti: F. Bettili, L. Grandi, Z. Rondelli, G. Tugnoli, G. Zaffagnini

Saliamo sull’altipiano a controllare le coordinate dei punti interessanti visti il giorno prima. Rileviamo grottina di circa 20 m, la chiamiamo in via preliminare Grotta Scivolone Lupo… meandro interessante e stretto che potrebbe proseguire. 

Rileviamo anche altra grotta, battezzata Pozzo E-bon, lunga 35 mt, in zona rocciosa. Merenda al tramonto. Lasciamo altre due grottine ancora da rilevare.

Partecipanti: M. Castrovilli, S. Guatelli, M. Papa, L. Pisani

Torniamo nella tanaccia di Smaug (salone di crollo trovato il giorno precedente nel possibile ramo del bypass) e rileviamo. Proseguendo verso le aree del contatto vocale e scendiamo verso la zona attiva. Intercettiamo degli ambienti di frana da cui proviene una forte aria fredda, li percorriamo e con grande emozione ci giuntiamo al secondo pozzo dopo il meandro, al caposaldo 50, lungo la via principale. 

Da qui proseguiamo verso il vicino Ramo della Fede perduta, da esplorare. Rileviamo ed esploriamo fino ad arrivare ad un pozzo che chiamiamo “Pozzo della Malora” vista le scarse condizioni di stabilità. Piso arma e raggiungiamo tramite uno stretto passaggio l’imbocco dell’ultimo pozzo prima del fondo, ci colleghiamo al caposaldo 59. Usciamo e una volta arrivati fuori ci godiamo un cielo stellato devastante e improvvisiamo ritmi punk tribali con caschi e versi.

Partecipanti: M. Ballotti, D. Benedini, S. Curzio

Risalita vicino all’attuale fondo. Armata salita su un masso, poi iniziato un traverso su un balconcino fino a dei massi da cui iniziamo a salire in verticale. La risalita saranno 25 metri ed arriva in una sala di crollo situata in cima al meandro. Il tetto è un crollo che non sembra avere prosecuzioni ovvie e non mortali. Poco prima della cima si può prendere un terrazzino che salendo a destra porta a un grosso davanzale concrezionato collegato visivamente al meandro sottostante. Sopra c’è un arrivo che spisciucchia. L’arrivo è percorribile ma necessita di almeno 10/15 m di ulteriore di risalita.

Scendendo riarmiamo in stile speleo con la 60 fino alla “sosta”, da lì in poi un pezzo lo armiamo, poi ci rendiamo conto che c’è troppo stillicidio e ricicliamo il precedente traverso. Attualmente ci sono quindi due corde per una parte, il traverso conviene riarmarlo per bene in salita. Poco a monte di questa risalita c’è anche un altro grosso arrivo, ma da quel lato la risalita andrebbe fatta completamente in artificiale.

Risalita in artificiale nell’Abisso Jonny (foto di S. Curzio)

08-09-2023

Partecipanti: G. Brozzi, M. Castrovilli, D. Benedini

Monte Kuk, sentiero a destra del monte. Raggiunto in 4×4 l’attacco del sentiero, sconfinati in Montenegro. Trovato pozzo in destra del sentiero. Grotta che chiude in passaggio stretto, potenzialmente allargabile. Sull’altopiano trovata altra grotta ma no coordinate. Infinite doline. Zona interessante. Due pozzi a cielo aperto ma toppi. 

Partecipanti: M. Ballotti, F. Bettili, S.Curzio, L.Grandi, L.Pisani, M. Papa, Z. Rondelli, G. Tugnoli

Riaperto sentiero per risorgente Vrlska, sull’altro versante del Lebrsnik. Seguita la risalita già armata dai francesi in passato e riarmata nuova via sulla destra. Pisani entra con la muta e va avanti 150mt. Grotta Vrlska è già a catasto ma interessante. Alcuni di noi vanno a vedere la galleria della sorgente attiva, più in basso, per scattare alcune foto. 

09-09-2023

Partecipanti : L.Grandi, G. Tugnoli

Si torna alla Vrlska. Greta e Lupo fanno risalita in parete circa 40mt per ingresso alto fossile (forse ha un nome diverso?) di fianco al grande portale di accesso. Entrati dentro. Punti interrogativi rimasti non hanno interesse a livello esplorativo ma la grotta è ricca di fauna e resti ossei di grandi dimensioni, anche concrezionati. Scesi disarmando. Per riandare nella prima sosta c’è solo un anello ma anche altro fix e la sosta in cima è rimasta. Per arrivare sotto all’ingresso, parete verticale, necessarie tre placchette per fare tre passi in artificiale, poi sosta (10 mt circa) , c’è anello e altro fix nascosto sulla sx. Da lì si riparte verso destra sulla cengia e poi si risale per rocce appoggiate un po’ rotte, c’è un fix intermedio e poi si arriva alla sosta (chiodo da roccia e fix con anello su ampio e comodo terrazzo- sotto placchetta identificativa della grotta), da lì si entra in grotta ma meglio avere una sicura e poi sosta naturale su un grosso masso. Dentro si gira senza corde. 

Ingresso della Vrlska Pecina (foto di S. Curzio)

Partecipanti : M. Ballotti, F. Bettili, G. Brozzi, M. Castrovilli, S.Curzio, L.Pisani, M. Papa, Z. Rondelli

Seconda squadra. Percorriamo la grotta Vrlska con le mute. Si incontrano tre pozze in cui è necessario passa-mano con sacchi per evitare la caduta in acqua. Dopo le pozze ci cambiamo e iniziamo a controllare tutti i punti interrogativi presenti a rilievo. Visitiamo prima il ramo che va sul sifone e il sifone sembra presentare un livello d’acqua più basso del solito, vale la pena ricontrollarlo. Lungo la strada sono presenti due possibili risalite su arrivi concrezionati da tentare, non segnati sul rilievo. Al bivio per il ramo sud ci arrampichiamo su un terrazzino 2-3 mt con un cordino che porta a un ramo superiore. È presente una risalita che porta su un meandro che continua  e bisogna tornare. La galleria superiore prosegue per poi tornare sul ramo sud , con una breve diramazione laterale. Rileviamo tutto, in totale circa 100mt. Proseguiamo nel ramo sud fino al mega salone di crollo da qui prendiamo la via che porta alle zone più lontane tra passaggi concrezionati. Arriviamo ai due punti interrogativi più interessanti. Fede condor e piso scendono lo scivolo inclinato che termina su un salto di 3 mt nel fango, mentre gli altri scendono nell’ultima sala armando un piano inclinato di circa 10mt. Fede condor e piso esplorano e rilevano un ramo lungo 110mt che verso monte si ricollega a un punto interrogativo sotto al piano inclinato di 10mt. Verso valle prosegue diventando sempre più stretto e fangoso nonostante ci sia corrente d’aria. Tutto il ramo viene chiamato Ramo Bologna Gourmet. Nella sala finale, sotto al piano da 10mt, viene controllata la fessura con il punto interrogativo che chiude dopo 10mt circa, non rilevati. Rimane da controllare un pozzetto in meandro segnato con punto interrogativo poco dopo al bivio per il ramo sud.

Partecipanti : D. Benedini, S. Guatelli

Andiamo a scavare il pozzo trovato il giorno precedente (lato destro del monte Kuk, che va verso Montenegro), che battezziamo Pozzo Parkside. Scaviamo incessantemente spostando grossi massi e demolendo la parete aiutandosi con i fori del trapano. Sul fondo si apre un buco da cui esce a tratti forte aria fredda. Nonostante gli sforzi la grotta non si concede. Sparando con il distoX alla cieca dall’alto verso il basso misuriamo 12mt che non corrispondono sicuramente al fondo. Breve storia triste. 

10/09/2023

Partenza verso altri lidi per Lupo e Greta. Guato viene colpito da morbo intestinale e dolori. Evento più unico che raro.

Partecipanti: D. Benedini, S. Curzio, L. Pisani

Torniamo alla Vrlska per andare a nasare il sifone e esplorare altri punti interrogativi. Siamo in tre con 4 sacchi ma abbiamo la squadra supporto di Michele e Brozzi a nostra disposizione per il rientro (ci accompagnano e poi ci verranno a prendere in fuoristrada da Gacko). Rosso e Piso controllano il sifone esaminandolo con maschera, passando dall’unico punto dove la volta permette un passaggio con circa 20 cm di aria tra acqua e soffitto. Si arriva in una nicchia dove però non ci sono altre prosecuzioni aeree. E’ evidente il passaggio sommerso sulla sinistra, come anche nel lago precedente: un pozzo allagato che scende nel nero. Dopo l’ispezione del sifone ci cambiamo e andiamo a esplorare il ramo in salita al bivio principale, dove Condor aveva fatto un arrampicatina il giorno precedente. Sale nuovamente condor e arma una calatina per fare salire tutti più in sicurezza. Da lì esploriamo e rileviamo una galleria di circa 150 m che prosegue in direzione sud, con pareti ricche di vermicolazioni e a tratti concrezionate. Prima di una svolta a sinistra c’è un pozzo in colata che torna probabilmente sul ramo sottostante principale. Invece continuando a salire, una concrezione blocca il passaggio permettendo solo di passare attraverso una stretta fessura o arrampicando una parete difficile. Di là si raggiunge una sala concrezionata con un camino di circa 20 m da risalire in artificiale, eventualmente. La prosecuzione del meandro stringe sempre di più e termina su una franetta da cui transita leggera corrente d’aria. Il ramo era probabilmente già esplorato ma non è presente nel rilievo, lo battezziamo Ramo Soviet Gourmet. A seguire ispezioniamo in libera alcune risalite sopra al bivio tra i due rami principali, che dovrebbero essere proseguite armando (non rileviamo nulla). La zona è piena di camini che salgono, alcuni potrebbero forse portare a gallerie più alte? Concludiamo la giornata andando a vedere il pozzo che si trova nel ramo sud, appena prima della grande colata fossile che precede il salone di crollo (caposaldo 39 del rilievo). Scendiamo un pozzetto di circa 5 m armando, per poi proseguire in pendenza qualche metro ed incontrare un pozzo inclinato di circa 12 m, con sezione circolare. Scendiamo il pozzo (2 frazionamenti) e si può continuare a scendere in libera lungo l’interstrato. Ci fermiamo su un ulteriore salto di circa 8 m che scampana dato che abbiamo finito la corda. Rileviamo il tutto e usciamo, dove la squadra Fast Boomer Support ci viene a dare una mano con burek, birra e trasporto sacchi.

Galleria nella Vrlska Pecina (foto di S. Curzio)

Partecipanti: G. Brozzi, M. Castrovilli

Accompagnata squadra 1 nella grotta Vrlska, proseguiamo la strada con il 4×4 per vedere se è più agevole rispetto a quella fatta in precedenza. La strada è più lunga di km ma più veloce, strada bianca. Dalla grotta acquatica al rifugio dove siamo noi sono 24km molto agevoli: 40 minuti di tempo. E ci si può anche andare con una macchina normale. Visionata una grotta sorgente, Skakavac, chiusa da cancello, ma con il lucchetto aperto. Passaggio stretto, grotta agevole ma c’è acqua. Cercati altri due punti già segnati nelle mappe ma non trovato nulla di interessante. Visto un pozzo naturale a cielo aperto di 30 m, con tempietto , lapidi, croci, giardino, fotografie, chiamato Korita Jama. Rientrati a prendere squadra 1. Appuntamento con radioline ad orario previsto, aiutati a portar fuori sacchi e rientrati al rifugio. 

Partecipanti : M. Ballotti, F. Bettili, M. Papa, Z. Rondelli

Partenza di prima mattina alle ore 12 per la via ferrata del monte Kuk. Troviamo meandrino con piastrina (prese coordinate) a tre quarti della via ferrata. Meandrino stretto da cui tira poco aria, leggermente inclinato in discesa, molto frastagliato e tagliente, misurato circa 2 zuffa. Continua ma Fede si ferma perché in canottierina e pantaloncini corti. Da rivedere e rilevare (fatte foto). Usciamo e proseguiamo per la ferrata, dopo qualche metro raggiungiamo scavernamento notato dal sentiero giorni fa: c’è solo un camino che però non promette perché sei vicino alla cima. Raggiungiamo la cima del monte incontrando Guato a fine corsa. Pausa pranzo per poi discendere. 

11-09-2023

Partenza della Papa-mobile con Marco e Zoe.

Partecipanti: G. Brozzi, M. Castrovilli

GdM.  Disarmato ramo del bypass nel salone Smaug. Portato all’esterno il materiale, rientrati sul ramo principale, proseguito oltre il meandro. Attesa fino alle 16 e poi usciti. Nella pozzettina del meandro, nella fase di risalita, in acqua scorrevole, abbiamo notato un “lombrico” bianco e non trasparente, lungo circa 1.5 cm, dimensioni di diametro 1.5 mm , sulla parte anteriore aveva due protuberanze filliformi con appendici più grosse della parte filiforme e circolari. La parte filiforme è lunga circa 1/3 del corpo. Si muoveva e nuotava nella pozzettina e lungo le pareti della stessa. Non abbiamo notato appendici laterali al corpo principali. No coda. Purtroppo non avevamo da fare foto.

Verso l’Abisso Jonny (foto di G. Zaffagnini)

Partecipanti: M. Ballotti, D. Benedini, F. Bettili, S. Curzio, L. Pisani

Si torna al Jonny per ultimare le esplorazioni e disarmare. Arriviamo sul fondo e il Rosso completa la sostituzione della corda della risalita per renderla in armo speleologico, in sicurezza. Mattia inizia a perlustrare la saletta finale in cerca di prosecuzioni, gli altri tre completano il rilievo fino al fondo. Prima del fondo un arrivo da sinistra chiude in un arrivo a meandro concrezionato dopo circa 30 mt. Nel fondo proviamo qualche arrampicata in frana ma sembra chiudere inesorabilmente. Proviamo qualche arrampicata nel meandro forra ma anche questi hanno tetto di frana che chiudono. Piso, Condor e Fede rilevano la risalita che arriva in una saletta con tetto di frana. Armiamo un traverso che permette di arrivare in sicurezza su un altro terrazzino concrezionato sotto un arrivo. L’arrivo in sé non è molto promettente ma potrebbe essere la porta per il proseguimento. La risalita è armata con una corda da 75 mt a cui avanzano una 20ina di mt; il traverso è una 27 mt usata solo in parte. Lasciamo il tutto armato con maglie rapide. Iniziamo il disarmo passando dal ramo del meandro principale, alternandoci e aiutandoci coi passa-sacchi. Usciamo alle 20 con poco più di un sacco a testa.

12-09-2023

Partecipanti: M. Ballotti, D. Benedini, M.Castrovilli, S. Guatelli, L. Pisani

Pozzo Parkside. Proseguito lo scavo sul pozzo che si incontra sul sentiero a destra del monte Kuk. Nonostante i ripetuti tentativi non si riesce ad aprire il passaggio. Puntando la luce verso il fondo si vede pozzetto di 15mt che continua in un’altra fessura che dall’alto pare essere stretta come l’ingresso. Torneremo alla prossima spedizione. 

Colata cristallina nella Vrlska Pecina (foto di S. Curzio)

Partecipanti: F. Bettili, S. Curzio 

Salita la ferrata del Monte Kuk. Entriamo e rileviamo il meandro visto da fede e zoe e papa e mattia giorni fa. Il Meandro alla Cocque è un fossilone suborizzontale di due Zuffa e mezzo, sfortunatamente bloccato da una colata recente che non rende transitabile il passaggio. 

In cima al Monte Kuk andiamo a controllare due buchetti segnalati dal Guato. Entrambi chiudono dopo pochi metri. Torniamo verso il sentiero che scende dal Monte Kuk e vediamo un buco in una zona di roccette. Si scende in libera il primo pezzo e si arriva in una sala di crollo abbastanza grande; un passaggio porta a una seconda sala che a sinistra chiude nel crollo e a destra un pozzettino di 4-5mt. Per scenderlo usciamo a prendere il materiale, ma decidiamo di non vestirci. In fondo al pozzetto un altro passaggio porta in cima a un meandro sfondato che non scendiamo perché s’è fatta ‘na certa e sicuramente non avremmo tempo per rilevare e disarmare tutto. Usciamo alle 20:30 come da routine e torniamo sul sentiero del Monte Kuk dove Chioccia Castro ci raccoglie in macchina preoccupato. Chiamiamo la grotta Grotta Burek.

13-09-2023

Brozzi ci lascia partendo in primissima mattinata con la sua bici ultra power violence. Pochi superstiti al campo e il morbo comincia a diffondersi.

Partecipanti: M. Ballotti, M. Castrovilli, S. Curzio, L. Pisani

Penultimo giorno operativo di spedizione. Si decide di andare alla Vodena Pecina, risorgente attiva esplorata dai francesi negli anni passati. L’avvicinamento è di circa mezz’ora e si percorre bene lungo il torrente. Arrivati all’ingresso ci mettiamo le mute che terremo per tutto il giorno. Sulla parete destra notiamo alcune incisioni tipo buchetti a parete, segni e una figura umanoide con “terza gamba”. Sembrano tutte molto vecchie ad esclusione della figura umanoide, che sembra al contrario stata incisa in tempi recenti. Vale la pena farle controllare ad esperti. Entriamo in grotta, maestosa e con diversi laghi da nuotare. Le gallerie sono molto grandi e ricche di scallops e con corrente d’aria. Arriviamo in fondo e iniziamo una lenta risalita per riarmare la corda che porta in cima alla cascata terminale, ultimo punto di cui abbiamo notizie dalle esplorazioni dei francesi. Riarmiamo una via sul lato sinistro, in traverso, su rocca marcia. Seguiamo gli spit dei francesi e riattrezziamo in maniera sicuramente più sicura la salita. Notiamo che la corda dei francesi è lesionata in più punti, soprattutto alla base, probabilmente mossa dall’acqua in piena che ha anche fatto lavorare costantemente il moschettone del frazionamento, producendo un incisione profonda dove esso appoggiava sulla piastrina. 

Proseguiamo e notiamo che dopo circa 20 mt la grotta chiude su sifone dove è presente una sagola. Poco più indietro si intravede una finestra alta che si affaccia su una galleria. Condor inizia una risalita in artificiale e dopo poco raggiungiamo la galleria. Molto bella anche se di dimensioni ridotte, presenta su tutte le pareti bellissime concrezioni eccentriche di aragonite e fondo sabbioso. Termina su un sifone di terra che potrebbe essere scavato, ma oggi non abbiamo tempo. Rileviamo il tutto, disarmiamo in rappello (lasciando le corde dei francesi e sostituendo il loro mosco mangiato con uno nostro) e raggiungiamo l’uscita verso le 20. Chiamiamo i nuovi ambienti esplorati Ramo Burazzo.

Condotte fossili nel Ramo Burazzo, Vodena Pecina (foto di Luca Pisani)

14-09-2023

Partecipanti: M. Ballotti, M. Castrovilli, S. Curzio, L. Pisani

Ultimi rimasti al campo, in parte sopravvissuti al morbo che ha bloccato tanti di noi durante gli ultimi giorni dall’attività con febbre, dolori e nausea. Andiamo a disarmare la grotta trovata da Fede e Condor i giorni precedenti sul Kuk e rilevarla. Dopo controlliamo alcuni pozzi visti da lontano sopra alla zona del Pozzo Parkside. Nulla di interessante. Ci compattiamo con Michele che viene a prenderci in macchina. Tappa al laghetto sopra al rifugio dove incontriamo dei cameraman che stavano lavorando per l’ufficio turistico di Gacko facendo riprese con drone. Scambiamo contatti per l’anno prossimo. In rientro, andiamo a vedere un portale lontano che si apre su pareti verticali rocciose sotto al massiccio del Volujak. Sembrava molto promettente ma ahimè chiude. Si tratta di una galleria fossile in salita interamente tappata da una frana. Presente corrente d’aria molto forte ma un eventuale scavo risulta molto difficile. Di fianco, è presente uno scavernamento che fa accedere ad un camino su interstrato, di circa 10 mt. Rileviamo entrambe le cavità e torniamo mestamente al campo.

15-09-2023

La spedizione termina con l’esodo della macchina di Michele e rientro in Italia in serata. Nonostante il morbo dilagante, tutti sani e salvi.

Rifugio Dom Volujak, base operativa della spedizione (foto di G. Brozzi)

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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