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Il punto dolente sulle esplorazioni all’ Abisso Mosè (Monte Altissimo, Alpi Apuane)

A cura di: Michele Castrovilli, Luca Pisani, Lorenzo Santoro, Luca Caprara, Samuele Curzio, Daniele Quadrella, Edoardo Rimpelli, Paolo Calamini, Roberto Cortelli

Dopo due anni di stallo, crediamo sia arrivato il momento di mettere un punto fermo su una spinosa vicenda che coinvolge una grotta, o meglio la gestione della sua esplorazione, nelle Alpi Apuane. Stiamo parlando dell’Abisso Mosè, cavità scoperta nel 2018 dal Gruppo Speleologico Aria Continua (GSAC). La grotta in questione si trova sul Monte Altissimo e le prime fasi dell’esplorazione sono state coordinate dal GSAC coinvolgendo anche singoli speleologi facenti parte di altri gruppi, tra cui il GSB-USB.

Agli speleologi che hanno partecipato alle prime esplorazioni sono state imposte delle regole molto restrittive da parte degli scopritori: partecipare all’esplorazione in maniera individuale, senza che i riferimenti ai rispettivi gruppi fossero espliciti; utilizzare solo materiale personale; entrare in grotta negli orari e nelle giornate concordate con gli scopritori della grotta e solo assieme a loro; seguire gli obiettivi imposti dai suddetti e, infine, focalizzarsi su una diramazione esclusiva che era stato concesso di vedere.

Accettando in prima battuta tutto ciò, nonostante in larga parte non condividessimo questo approccio alla speleologia, abbiamo pensato di poter dare una mano all’esplorazione e alla documentazione di una cavità che sembrava preannunciarsi fin da subito importante e complessa, soprattutto considerando le nostre costanti attività nel vicino Abisso Astrea (Complesso di Monte Pelato).

Vengono organizzate dunque tre uscite congiunte tra GSAC ed altri speleo, tra cui alcuni di noi che – pur avendo partecipato a titolo individuale – fanno parte del GSB-USB. Le uscite si sono concentrate tutte nel 2020 e hanno permesso, in poco tempo e grazie unicamente al materiale personale messo a disposizione da un socio del GSB-USB, di esplorare e rilevare un’importante diramazione, portando la cavità da -250 a -340 m di profondità, raddoppiandone lo sviluppo noto e incontrando nuove e interessanti incognite esplorative.

Tutti i dati furono condivisi in tempo reale con il GSAC e non capiamo come mai non siano mai stati pubblicati.

A questo punto c’è da aggiungere un’ulteriore premessa. Il GSAC, per motivi tutt’ora non spiegati e in maniera illecita, ha installato già da tempo una catena all’ingresso, chiusa con un lucchetto le cui chiavi sono detenute da uno dei suoi membri. Riteniamo che tale atto sia ingiustificato a meno che non siano rese note motivazioni scientifiche o di protezione condivise e messe nero su bianco da Enti preposti.

Siamo amareggiati nel constatare che vi sia un privato cittadino, per giunta speleologo, che crede di avere il diritto e il potere di chiudere con un lucchetto personale l’ingresso di una cavità, per di più all’interno di un’area protetta. Riteniamo che queste pratiche non si addicano di certo a chi predica di “libertà” e “autonomia” nel mondo speleologico.

Dal canto nostro, pensiamo che le grotte non abbiano né padroni né proprietari, e ci auguriamo che la catena venga rimossa il prima possibile; nel caso non lo fosse, ci vedremo costretti a rimuoverla autonomamente.

Tornando alle vicende esplorative, a seguito di un’incomprensione vengono pubblicati i resoconti delle attività da parte di alcuni partecipanti all’esplorazione sul sito del GSB-USB. Non avendo ricevuto un formale “via libera” da parte del GSAC sui suddetti contenuti, le relazioni vengono prontamente rimosse scusandoci di quanto accaduto, ma i rapporti si incrinano irrimediabilmente.

Siamo ad agosto 2020, quasi due anni fa, e da allora, nonostante i reiterati tentativi, viene direttamente o indirettamente negato e impedito l’accesso alla grotta. A nulla è servito ricordare che chi ha condotto l’esplorazione insieme a loro, nei rami più profondi, ha portato dentro le proprie corde e attacchi, come tra l’altro ci era stato espressamente richiesto. Riteniamo inoltre doveroso aggiungere che il nostro interesse per le ricerche in questa cavità è fortemente motivato dal vicino Complesso di Monte Pelato, per la precisione l’Abisso Astrea, dove da decenni il nostro gruppo (insieme a tanti amici ed amiche di altre realtà speleologiche organizzate) porta avanti esplorazioni e documentazione all’insegna della condivisione dei dati e della trasversalità. In questa cavità, alcuni ambienti nei profondi Rami del Pacci sono risultati estremamente vicini all’Abisso Mosè.

La possibilità di una giunzione renderebbe molto più semplice raggiungere questi ambienti lontani, dove per anni siamo stati impegnati in lunghe esplorazioni e complesse risalite.

Sfogliando l’ultimo numero della rivista nazionale Speleologia apprendiamo che il GSAC ha pubblicato un articolo sulla scoperta e l’esplorazione della Mosè. Precisiamo solo che non siamo mai stati avvisati dell’intenzione di pubblicare tale articolo, e non possiamo non far notare che nel testo non si fa alcun riferimento alla partecipazione di altri speleologi (non solo del GSB-USB…) che hanno partecipato alle esplorazioni al di fuori di quelli del GSAC.

Inoltre, sarebbe stata una buona occasione per pubblicare anche il rilievo del ramo di recente esplorazione (da noi fornito), aggiungendo un importante elemento conoscitivo della grotta.

Dopo questa lunga premessa, che speriamo sia stata il più esaustiva e lineare possibile, veniamo alle esplorazioni dei giorni nostri. Nell’inverno 2021-2022, a ben due anni di distanza, dopo i reiterati tentativi di creare un confronto civile, l’accesso alla grotta rimane precluso e di facoltà esclusiva del detentore delle chiavi del lucchetto. A nulla è servito chiedere di poter andare a controllare ed eventualmente disarmare corde e attacchi personali utilizzati nell’esplorazione delle zone profonde della grotta. A nulla è servito illudersi di concordare una data per poi essere “lasciati a piedi” anche alla mattina stessa, dopo aver percorso ore e ore di auto.

A nulla è servito chiedere le giustificazioni del perché sia stato chiuso l’ingresso con catena e lucchetto. A nulla è servito attendere due anni di completa inattività, sperando che il tempo potesse sanare contrasti e incomprensioni. Ciò stante, in quanto proprietari di parte del materiale presente in grotta e avendo partecipato alle esplorazioni, abbiamo deciso di entrare lo stesso by-passando la chiusura, nell’ottica di verificare unicamente la possibilità di giunzione con l’Abisso Astrea, e lasciando intoccati altri rami sui quali voleva operare il GSAC.

Modello 3D estratto dal rilievo topografico dell’Abisso Mosè (marzo 2022)

Questa nota non vuole essere un pretesto per tentare di giustificare le nostre azioni, ma ha lo scopo di mettere nero su bianco quanto accaduto e – soprattutto – quello che vorremmo accadesse in futuro. L’esplorazione e il rilievo topografico del ramo che “ci era stato concesso” dal GSAC e che puntava su Astrea è continuata, e oggi l’Abisso Mosè è rilevato per -510 m di dislivello e 950 m di sviluppo spaziale, con numerose incognite ancora da risolvere.

La complessità e l’importanza della grotta sono sempre più palesi ai nostri occhi e crediamo non possa rimanere il “cortile di casa” esclusivo di qualcuno.

Da qui vogliamo ripartire, in maniera trasparente e onesta, perché continuare così non giova a nessuno, in primo luogo alla conoscenza di questo sistema carsico. Riteniamo sia inaccettabile che una catena e un lucchetto impongano a chi ha partecipato (e a chi vorrà partecipare) all’esplorazione della grotta di doversi intrufolare come un ladro anche semplicemente per controllare il proprio materiale.

Riteniamo sia inaccettabile che l’esplorazione di un sistema carsico così importante e complesso sia relegata ad una gestione privatistica (permetteteci il temine) che ci riporta indietro di decenni… e in questo ci mettiamo dentro anche noi, con la nostra decisione iniziale di partecipare accettando “clausole” imposte fortemente in contrasto con la nostra idea di speleologia, nonché la scelta (dettata dalla frustrazione accumulata) di entrare forzatamente senza avvisare gli speleologi del GSAC. Tutto questo non può continuare.

Come speleologi e speleologhe che credono che la ricerca speleologica tragga forza dalla trasversalità e dalla condivisione, ci auguriamo che l’esplorazione dell’Abisso Mosè possa ripartire in maniera serena, aperta e collaborativa.

Da parte nostra, non sussiste e non sussisterà mai alcun tipo di divieto e preclusione a partecipare, nell’ottica di incentivare la collaborazione, la trasversalità e la condivisione dei dati. Noi non vogliamo più nasconderci, tantomeno accettare clausole esclusive.

Da qui ripartiamo con le attività esplorative e lo faremo sempre alla luce del sole.

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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