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Esplorazione Partigiano-Modenesi, sull’attivo

A cura di: R. Cortelli e L. Pisani

Uscita domenicale per andare oltre il confine segnato in giugno, ovvero oltre il fondo Gerione… seguendo Ronzana verso il Farneto e oltre! Entriamo presto e alle nove siam già dentro… in due ore e mezza la parte nota di grotta è fatta, volata via, e siamo sull’attivo nella sala del Gerione. Arrivati nella saletta di crollo dove il torrente diventa impraticabile ci fermiamo ed iniziamo ad indossare le mute. Operazione complessa e inoltre ne approfittiamo per dare una lavata agli attrezzi.

Dopo tre ore circa dall’ingresso iniziamo ad esplorare il tratto di attivo che richiede le mute (nonostante la stagione secca il torrente ha la stessa quantità d’acqua del solito). I primi metri sono in una galleria larga ma bassa. Siamo nel greto del torrente fra pozze e ciottoli. Poi il soffitto si abbassa ma si riesce a percorrere con la sola testa fuori dal pelo dell’acqua. Avanziamo una quarantina di metri incontrando belle colate e pavimenti bianchissimi dovuti ad accumulo di calcite flottante depositata.

Dopo questo primo tratto sull’attivo abbiamo incontrato una saletta di crollo in cui erano presenti enormi cristalli a coda di rondine (da noi denominata Sala delle Rondini). Da qui si risegue l’attivo per altri 20 metri circa e dopo una cascatina si infila in nello stretto e diventa intransitabile. Con dei giri massi però si bypassa questo tratto e da sopra si accede ad una sala di grandissime dimensioni (una via di mezzo tra la Sala Marana e il Salone Rossi) impostato su due livelli collegati da uno sfondarione sul fianco sinistro dell’ambiente. Il soffitto del “piano alto” è caratterizzato da mammelloni giganti (diametro di 3-4 m lungo l’asse maggiore).

Decidiamo di chiamarla la Sala della Tabaccaia. All’ingresso parte un ramo che torna apparentemente a monte, molto bello, concrezionato e con un fiume bianco di concrezione di calcite flottante sul pavimento, veramente bello e particolare. Questo rametto continua su un pozzetto non scendibile in libera… tutto questo ramo si pensava di chiamarlo ramo Gigliola in ricordo di Gigliola Mancinelli (medico speleo morta in Nepal).

La parte terminale del salone chiude in un crollo gigantesco.

Ci siamo infilati fra i massi e siamo riusciti a tornate sul torrente (percorrendo altri 20-25 metri circa, per un totale di un centinaio di metri percorsi dal punto di partenza) ma non siamo riusciti a superare la zona di crollo nel quale il torrente serpeggia tra vari giri massi estremamente stretti e fitti. Orologio alla mano decidiamo di tornare indietro. Al ritorno abbiam trovato il livello dell’acqua più alto di qualche cm e alcuni passaggi sono risultati meno simpatici. Tornati al fondo del Gerione ci ricambiamo e Max non trova più il croll… cerchiamo per un ora buona ma il croll non si trova.

Usciamo in tre con due croll… con i sacchi diventati pesantissimi e sputando fango. Alle 21 siamo fuori.

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