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Grotte protette Bolognesi: una storia lunga oltre un secolo

In passato: 1871- 1951

Francesco Orsoni, pioniere della Speleologia Bolognese, è il primo ad avvertire la necessità e l’urgenza di proteggere una cavità naturale e le preziose testimonianze preistoriche che ha appena scoperto: corre l’anno 1871 e si tratta naturalmente della celeberrima Grotta del Farneto. L’impresa viene condotta e finanziata dallo stesso Orsoni. Nel 1888, con un altro poderoso sforzo, allestisce la Grotta per le visite guidate, con tanto di impianto di illuminazione ad acetilene.

Nel 1935, partendo da un piccolo contributo erogato dal Comitato Provinciale del Turismo (500 lire) sono Luigi Fantini ed il suo Gruppo Speleologico Bolognese ad intraprendere i ciclopici lavori per l’apertura dell’ingresso basso della Grotta della Spipola e l’adeguamento del tracciato nei primi 600 m della cavità, per rendere possibile condurvi i turisti e salvaguardare la Grotta da ulteriori vandalismi. L’opera viene inaugurata il 22 novembre 1936, in occasione del 4° Anniversario della scoperta della Grotta. Il consuntivo della spesa risulterà superiore alle 2000 lire, senza contare ovviamente le centinaia di ore di lavoro volontario impiegate dagli Speleologi del GSB.
Nel 1940 il cancello è ancora al suo posto, ma ben presto verrà divelto per agevolare il transito degli “sfollati”, che si stanzieranno lungo il primo tratto della Grotta per sfuggire alle requisizioni ed ai bombardamenti.
Il terzo intervento storico di protezione è ancora di Luigi Fantini e del GSB, che nel 1951 danno inizio ai lavori di sistemazione della Grotta del Farneto, anch’essa – come altre – utilizzata come rifugio dall’esercito occupante e dai locali, la cui permanenza all’interno della Grotta giunge a completare il danneggiamento dei depositi archeologici e la spogliazione dei concrezionamenti.

Gli Speleologi riaprono il sentiero esterno e provvedono al ripristino dei primi 160 m della Grotta, installando 55 gradini di gesso ed ampliando alcuni passaggi particolarmente bassi.

Dal 1964 ad oggi

Nella seconda metà degli anni ’50 a Bologna operano attivamente due forti Associazioni Speleologiche: il GSB, fondato da Luigi Fantini nel 1932 e l’Unione Speleologica Bolognese, costituitasi nel 1962 a seguito della fusione di due Gruppi. Fra le due diverse entità speleologiche bolognesi esiste un’accesa competizione, che se da un canto impedisce di esprimere tutte le ampie potenzialità di un eventuale insieme d’intenti, dall’altro stimola nuove realizzazioni ed un’intensa attività.

GSB ed USB riuniranno le loro forze solo nel 1975, al termine di un estenuante ciclo di trattative, durato più di cinque anni e determinato dall’indispensabilità di costituire un fronte comune nella strenua lotta contro le attività estrattive, che stanno distruggendo le grotte e le aree carsiche del Bolognese.

Già dal 1960 i due Gruppi avevano dato inizio, separatamente, alla grande offensiva contro le cinque cave di gesso che operavano all’interno dell’attuale area del Parco. Conferenze, proiezioni, campagne di stampa, denunce alla Magistratura, pressioni svolte a tutti i livelli presso le Università, le Soprintendenze, gli Enti locali. Certo non bastava mai: occorrevano azioni concrete : fatti.

La protezione delle grotte acquista pertanto in quegli anni un significato ed un valore aggiunto, in quanto tali interventi, intrapresi in totale autonomia organizzativa e finanziaria dai Gruppi, verranno condotti non solo con l’obiettivo di preservare le cavità naturali dai ricorrenti vandalismi (asportazione di concrezioni, scritte, abbandono di immondizie, ecc.), ma si pongono per la prima volta in flagrante antagonismo nei confronti dell’azione distruttiva delle cave.

Qualcuno, commentando quelle vicende, affermerà che la protezione della Grotta S.Calindri, nel 1964 (GSB), la ristrutturazione della Grotta del Farneto (1971) e, nel 1972, la costruzione del Laboratorio nella Grotta Novella (entrambe iniziative dell’USB) costituirono veri e propri tubi Bangalore, infilati sapientemente dagli Speleologi sotto i vasti ed intricati reticolati che difendevano lo strapotere economico e politico delle industrie estrattive, reso più efficace da una diffusa corruttela. Fu il Comune di S.Lazzaro di Savena (Sindaco A.Lambertini) il più valido e convinto alleato in questa lunga e complessa vicenda; seguirono poi, a passi più lenti, la Provincia di Bologna e la Regione, che promulgò una specifica Legge (L.R.8/76) sulle attività estrattive, grazie alla quale le cave – nel giro di una lunghissima decina d’anni – vennero chiuse o allocate altrove.

Va precisato che tutte le cavità protette dagli Speleologi prima dell’avvento del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi (1988) e – a maggior ragione – quelle di cui fu il Parco stesso a decidere la protezione, sono state interdette all’ingresso indiscriminato del pubblico unicamente per preservarle dalle deturpazioni, per tutelarne l’integrità o per evidenti motivi di sicurezza. Le più importanti cavità naturali del Bolognese: la Grotta del Farneto e la Grotta della Spipola, versavano in condizioni deplorevoli, spogliate lungo i percorsi più accessibili di ogni più minuta concrezione gessosa o carbonatica, imbrattate da firme e sigle in nerofumo o a vernice e dalle quali ogni anno GSB ed USB asportavano incredibili quantità di rifiuti d’ogni genere. A questi guasti si sommava, pressoché in ogni grotta, la sistematica depredazione di cristalli, da parte dei collezionisti di mineralizzazioni e – lo si dica – anche a cura di sedicenti speleologi.

Mai una grotta del Bolognese è stata chiusa per impedire od ostacolare ad altri l’attività speleologica, e ne è indiscutibile prova il fatto che – anche nel lungo periodo in cui i due Gruppi Bolognesi costituivano entità nettamente separate e vistosamente concorrenziali in materia di leadership locale – le azioni dell’una o dell’altra Associazione, qualora volte a proteggere qualsiasi cavità, garantivano comunque a tutti la fruizione speleologica, nel condiviso convincimento che prevalesse l’indispensabilità di mettere in campo ogni risorsa ed energia disponibile per salvaguardare le grotte ed i gessi del Bolognese, sul fattore alternativo di comodo o di una malintesa libertà di accesso.

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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