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Grotta del Farneto, Raggiunta la Sala dell’Ultima Thule

Uscita serale che vede coinvolti i soci che in questi ultimi anni, si sono impegnati con tenacia e continuità in molteplici uscite, per cercare di ritrovare le Sale nascoste dei Modenesi, incastonate in una zona della Grotta del Farneto, difficile da raggiungere. Queste si raggiungevano originariamente tramite un lungo e stretto cunicolo, ora in condizioni completamente allagate e infangate (ribattezzato pertanto il Cunicolo Infernale). In questa occasione vengono visitate fino in fondo e si arriva effettivamente nell’ultima grande sala raggiunta da Luigi Fantini e da un manipolo di soci del GSB,  dal 1935 al 1937,  al quale diedero il nome di l’Ultima Thule.

Dopo il grande ritrovamento fatto sabato scorso, mi sono sentito in dovere, nei confronti di chi per anni ha contribuito in maniera decisiva a realizzare questo splendido risultato, di provare ad organizzare un’anteprima speciale, per fare ammirare a questi protagonisti, le grandi sale in modo più personale e diretto. Tenendo conto che Raulo sicuramente, e Giorgino forse, il prossimo sabato non potranno essere della partita, è scattata questa idea. Orfani del solo Minghino, praticamente introvabile durante la settimana per uscite serali, entriamo in grotta alle 20.45. L’aspettativa dei componenti è altissima e l’emozione è palpabile. Ancora non si rendono conto che stanno per entrare nella pancia di quelle sale che da anni stanno cercando.

Una volta superata la prima parte del  cunicolo allagato, ci infiliamo nella Saletta Fantasma e uno ad uno saliamo i 6 metri in arrampicata che ci conducono alla meta. Il passaggio per entrare, nonostante sia stato allargato, dà ancora del filo da torcere e il pensiero corre dritto a Minghino: “Ma come ha fatto a passare lui!?”. Appena appare il primo ambiente, una bellissima condotta con linee armoniose scolpite con delicatezza dall’acqua nella roccia, (proposta con il nome Mario Bertolani) i commenti si sprecano. Gli occhi increduli rimbalzano in ogni angolo o parete che ci troviamo davanti.

Avanziamo piano, per respirare la storia di questi luoghi abbandonati da anni, per non dimenticarci mai di questo incredibile momento, che assaporiamo lentamente con la mente, pensando che il bello davanti a noi sta per arrivare . Guardiamo tutto il primo vasto ambiente poi dopo avere individuato alcuni punti interessanti per le prossime esplorazioni, seguendo l’aria entriamo nella seconda parte della grotta, quella non percorsa la volta precedente. Non si tratta di ambienti piccoli e tra un motivo e una storia raccontata, il tempo passa velocemente.

Dopo avere percorso un laminatoio basso che ricorda molto alcune parti del Partigiano, con una scritta appena leggibile sul soffitto PAS, e dopo aver affiancato un piccolo vano che  racchiude come una cassaforte una quantità incredibile di piccoli pendenti di gesso, tipo quelli del Buco dei Buoi ma più piccoli e numerosi, superiamo un passaggio in salita tra la roccia e arriviamo davvero, all’Ultima Thule! L’ultima mitica sala, battezzata così da Fantini in quanto l’estremo ed ultimo punto in cui arrivarono nel 1935 lui e i suoi compagni. Riconosciamo gli ambienti di crollo in cui era stata scattata la foto di gruppo in quella occasione e vediamo poco distante l’attivo, nel quale scorre acqua. Arriviamo nel punto in cui quest’ultima si infila nella roccia in un bassissimo laminatoio che a prima vista sembra insuperabile.

Una bella e robusta colata in calcare invade l’ingresso già basso del passaggio. L’incredibile corrente d’aria che si sente in quel punto è pazzesca!! Una cosa del genere non l’avevamo mai sentita, nemmeno nel Sifone di Ronzana nel Buco del Passero o a Magico Vento nel Buco dei Buoi. In lontananza si sente il respiro leggero della grotta che squarcia il silenzio. L’aria transita a cannone dalla parte più bassa e arriva violentemente in faccia. Le increspature dell’acqua che scende da monte, sembrano piccole onde del mare. Questo passaggio ci darà del filo da torcere a meno che non si riesca a trovare una via alternativa in una posizione un pò più alta che ci faccia bypassare quel punto così difficoltoso.

Lungo la via del ritorno troviamo altri ambienti che andranno guardati con calma in futuro. Si è già fatta mezzanotte e decidiamo di uscire. Facciamo un’ultima sosta in fondo alla prima condotta, proprio di fronte alle scritte storiche. La stessa sensazione che abbiamo avuto Minghino ed io la volta scorsa, viene confermata anche da Alessio, Giorgio e Piso. Queste scritte appaiono decisamente cancellate con il fango. Probabilmente furono lasciate proprio dai primi esploratori del GSB che frequentarono questi luoghi dal 1935 al 1937 con una serie di uscite, molto tempo prima degli esploratori modenesi.

Le firme furono fatte proprio nel punto in cui sbucarono dall’attuale Cunicolo Infernale, a quei tempi sicuramente in condizioni migliori, e successivamente cancellate per rivalità. Oltre ai nomi che già avevamo decifrato la volta scorsa (Palla, Mario, Elena e Rob) leggiamo anche un Danilo, che scritto sulla volta del soffitto, non è stato oggetto di deturpazioni…

Ci è sembrato anche di intravedere sotto un dito di fango, la scritta GSB accuratamente cancellata. Usciamo, ritocciandoci nella motriglia del cunicolo e diamo un arrivederci alle sale per chi potrà venire il prossimo weekend.

Partecipanti: G. Dondi, M. Dondi, L. Pisani e A. Sangiorgi

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