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Govednica e Mracna Pecina: avvicinamento, riscoperta, nuove esplorazioni

a cura di Nevio Preti

Il canyon di Prača e l’omonimo fiume si trovano ad Est di Pale, in una zona montuosa denominata Romanja. In fondo al canyon corre una suggestiva strada sterrata, in origine il tracciato della ferrovia che ad inizio ‘900 collegava Sarajevo a Belgrado. Diverse sono le gallerie di attraversamento degli speroni di roccia che fra la vegetazione lussureggiante si gettano a picco nel fiume. Poco oltre una di esse si apre un piccolo spiazzo, dove parcheggiamo le auto. Da qui parte una traccia che in leggera discesa termina in prossimità di un’ansa del fiume Prača. Davanti a noi, in sin. orografica, compare il maestoso portale della grotta, in territorio del comune di Rogatica. Occorre fare attenzione a non uscire da quella traccia, in quanto il territorio circostante è ancora minato. Il posto è magnifico e sulle pareti del canyon, lungo circa una ventina di km, occhieggiano suggestivi ingressi; è una vera agonia non poterli raggiungere in tranquillità. Di tanto in tanto ai lati della strada compaiono infatti i cartelli rossi pazi-mine.

Le esplorazioni del 2010 e 2011 in Govednica

Il primo contatto con la zona lo abbiamo avuto il 31 maggio 2010. Una parte della nostra squadra, guidata da Simone Milanolo (GGN e Speleo Dodo di Sarajevo) si dirige verso la grotta Mracna Pecina (denominata anche Banja Stjena, catastata con n 1335 ). Per noi italiani è semplicemente la Grotta Austroungarica, in Govednica e Mracna Pecina: l’avvicinamento, la riscoperta, le nuove esplorazioni quanto cavità semituristica già nel periodo asburgico, ma abbandonata da decenni. Con lo scarno rilievo del 1957 alla mano percorriamo la cavità, lunga oltre un km.

Poi in quattro, indossate le mute di neoprene, ci addentriamo nell’enorme portale della Govednica (n 1747 al catasto bosniaco). Il tempo è instabile, per cui decidiamo di fare una punta veloce, rimanendo sull’attivo. Il livello del lago iniziale (lago Caronte) pare piuttosto alto. Risalendo il torrente ci fermiamo su uno specchio d’acqua isolato fra ripide pareti. Prima di rientrare individuiamo un passaggio che conduce ad una galleria fossile, con segni di frequentazione.

Pochi giorni dopo (2 giugno 2010) partiamo in sette, decisi a continuare l’esplorazione. Nel frattempo ha piovuto per due giorni e sia il fiume Prača che la sorgente Govednica sono in piena. La corrente del Prača è furibonda e di un inquietante colore marrone. La portata della sorgente è raddoppiata. Tentiamo di oltrepassare il primo lago, ma la corrente è davvero troppo forte; pericoloso risulta anche l’effetto di scavernamento causato dalla violentissima corrente. A quel punto decidiamo di effettuare una risalita sul lato sinistro della sala, in prossimità dell’ingresso (risalita Hoffmann, v. Sottoterra 131).

Il 4 giugno 2010, con il Praca sempre in piena, in gran numero e con l’aiuto di un canotto dell’esercito jugoslavo portato da Meho, del Gruppo Speleologico Eko Viking di Visoko, attraversiamo il primo lago e troviamo agevoli passaggi che ci conducono al lungo salone fossile raggiunto con difficoltà nel corso dell’uscita precedente. Ci dividiamo in gruppetti e cominciamo a perlustrare la galleria, rinvenendo scritte di inizio secolo. Si notano alcune possibili prosecuzioni in alto, ma occorre chiodare ed il tempo stringe, tant’è che non abbiamo nemmeno il tempo di eseguire un rapido rilievo. Effettuiamo solo alcune belle foto.

Il 2010 in Govednica si conclude qui.

Il 14 Agosto 2011: Andrea Mezzetti e Piero Gualandi del GSB-USB, con Ivy Tommasi del GS Lunense si producono in una difficile risalita al fondo della galleria fossile e scoprono nuove gallerie, che si snodano per centinaia di metri di sviluppo. Si fermano su un P10 per mancanza di corde. Il giorno seguente (15 agosto 2011) due squadre: una in avanzamento ed un’altra di rilievo giungono al termine delle piccole nuove gallerie, scendono il P10 e si trovano davanti ad un mondo nuovo. Nei giorni successivi si alterneranno diverse squadre di speleologi bolognesi e novaresi per esplorare e topografare gallerie, enormi saloni, pozzi e camini. La grotta si presenta con ambienti fossili, riconducibili a due rami principali.

Il 18 Agosto 2011 una squadra di 10 speleologi scopre la Galleria delle Ossa di Ursus Spelaeus.

Nell’Ottobre 2011 torniamo in Govednica e in altri siti, per scoprire e rilevare centinaia di metri di nuove gallerie. Viene completata inoltre una nuova risalita presso l’ingresso.

Gli inghiottitoi superiori e la Mracna Pecina

La spedizione ottobrina, decimata da un attacco virale, alternerà l’esplorazione in Govednica con giornate di forzato riposo e sopralluoghi esterni diretti agli inghiottitoi a monte. Viene esplorata Seoce (a catasto con n 919, 709m di sviluppo e -109 di dislivello, ancora in esplorazione) e vengono perlustrati altri inghiottitoi. Alla Mracna Pecina è tutt’ora in corso un’accurata rivisitazione del chilometro di cavità rilevata nel 1957 e si sta procedendo al rifacimento del rilievo da parte degli speleologi locali Dodo di Sarajevo e Eko Viking di Visoko.

La Govednica. L’ingresso, il lago iniziale, la prima galleria e l’attivo

L’enorme portale di ingresso (20 m circa di altezza per 5 di larghezza) dal quale esce il torrente si apre alla base di una parete calcarea verticale, sulla quale occhieggiano diversi ingressi. Varcato il portale, percorrendo il torrente fra massi di crollo, si nota a destra una diaclasi perpendicolare al torrente che esce in parete, mentre in alto a sinistra è visibile una galleria ovoidale (risalita del Vomito), impostata sulla medesima diaclasi ed in collegamento con una finestra che si riaffaccia sull’ingresso. Pochi metri oltre vi è un’altra galleria con ingresso suborizzontale, percorsa nel 2010 e raggiunta anch’essa tramite una risalita in artificiale (risalita Hoffmann). Il primo tratto, lungo circa 40 m, si conclude sotto un’enorme cupola, alta circa 30 metri, alla cui base vi è una spiaggetta adiacente ad un lago che si insinua verso sinistra, fra pareti verticali.

L’abbiamo denominato Lago Caronte.

La risalita del Vomito (Ottobre 2011) e la risalita Hoffmann (2010)

Risalita del Vomito

A circa 10 m di altezza, tramite una risalita artificiale, si giunge ad un galleria dalla forma ovoidale che conduce in tenue salita ad un ambiente dominato da una grande colata circolare, abbarbicata al soffitto. A sinistra, una galleria circolare regala una magnifica visione sull’ingresso. Dietro la colata vi è una piccola sala, esito dello sfondamento del pavimento che chiude in blocchi di frana. Da segnalare alcune tacche incise nella parete, per il posizionamento di travi.

La risalita Hoffmann

Sfruttando una provvidenziale crepa e piantando un solo fix di sicura, si giunge sul bordo di una finestra suborizzontale. L’ambiente prosegue in leggera salita, alto pochi metri ma piuttosto largo. Vi sono diffusi fenomeni di crollo, ma anche alcune colonne sulle quali troviamo tre firme con carboncino: W.Hoffmann L.Osojnik A.Mathe (oppure A.Mhijce) 26/V/18 (oppure 08). Notevoli sono i depositi di guano, ma non notiamo alcun pipistrello. Hoffmann ed i suoi compagni si sono meritati la dedica della risalita e rendiamo omaggio a quei primi, sconosciuti esploratori. La galleria termina bassa in due direzioni opposte: a destra, in una piccola nicchia celata da alcune minicolonne ed a sinistra, fra massi di frana. Con le esplorazioni del 2011 verificheremo che la direzione della galleria oltre la frana sarebbe del tutto coerente con altezza e inclinazione che caratterizzano i rami remoti delle gallerie di sinistra (Ramo Amila).

La Sala dello Sbarco, il Lago Caronte, il torrente e… le piene.

Attraversando il Lago si giunge alla Sala dello Sbarco. Si tratta di un ampio salone con diverse nicchie che si sviluppa in leggera salita e che presto incontra grandi massi di crollo. Alla destra di questo ambiente scorre il torrente. Il sistema idrico della zona va studiato con cura, per comprenderne appieno interconnessioni e comportamenti. Al momento possiamo solo relazionare su quanto da noi osservato sul campo. In giugno 2010, periodo di intense piogge, il livello del Lago Caronte era tale da poter essere attraversato con i canotti solo piegando la testa per non urtare la volta. Malgrado questo, il primo giorno riusciamo a risalire il torrente, raggiungendo come limite esplorativo quello che chiamiamo il Lago Isolato e cioè un punto sifonante del torrente, raggiungibile o in apnea o tramite un bypass aereo (v. Sottoterra 131). In agosto ed ottobre 2011 il Lago Caronte si presentava di alcuni metri più basso ed il lago Isolato in continuità aerea con gli ambienti precedenti, quindi tranquillamente accessibile nuotando.

Nel corso dell’esplorazione dell’intera parte fossile della cavità abbiamo trovato solo due punti in cui le gallerie fossili conducono ad ambienti con acqua: il Lago delle Muse, al termine del Ramo dedicato al nostro compagno Stefano Zucchini, ed il Laghetto terminale del Rametto della Turca, entrambi posti a quote del tutto compatibili con il torrente in uscita dalla Govednica. Entrambi chiudono in ambienti sifonanti, chiusi fra pareti verticali. Questo potrebbe voler dire che se le gallerie fossili sulle quali si sviluppa quasi tutta la parte esplorata appaiono molto antiche, non altrettanto si può dire per il livello di base, dove le acque scorrono in ambienti saturi. Questa tuttavia è solo un’ipotesi, che andrà verificata attraverso esplorazioni sull’attivo.

La galleria fossile iniziale

Si tratta del classico ambiente fossile, posto circa 5-8 metri sopra l’attivo, ma lungo una diversa direzione. La galleria in alcuni punti è alta ben oltre 10 m e larga non meno di 5. Ogni tanto compaiono grossi massi di crollo, spesso concrezionati. Prevalgono infatti le grandi colate stalagmitiche. Alcuni sfondamenti sulla sinistra riconducono sulla Sala dello Sbarco e sul Lago Isolato. Mediante alcune arrampicate abbiamo raggiunto la sommità della galleria, senza trovare alcun passaggio se non (in due casi) in corrispondenza della parte terminale. Qui abbiamo individuato un basso pertugio in cima ad un cono detritico che ha portato al Budello: un pozzetto che conduce a piccoli ambienti, chiusi dalle concrezioni. Il rilievo dice che ci troviamo a pochi metri dal Ramo del Giovane: un rametto laterale che si stacca in direzione Est dal grande Ramo Amila (settore Sud dello sviluppo di Govednica). Solo una leggera corrente d’aria testimonia il vecchio collegamento, ora semichiuso dai depositi carbonatici.

La risalita di una larga colata semicircolare, posta al termine della galleria fossile iniziale, ci ha guidato invece verso il passaggio che ha portato alla scoperta del mondo nuovo di Govednica. Già nel giugno 2010 Mezzetti aveva tentato di risalire la colata in libera, ma in quell’occasione dovette desistere per mancanza di materiale. Nella sua memoria però quella colata ha continuato a rodere come un tarlo, tant’è che nell’agosto 2011 quello è il primo punto in cui fa ritorno, con Piero e Ivy.

Per concludere la descrizione della galleria fossile iniziale, occorre segnalare che sul pavimento concrezionato sono state trovate diverse scritte incise, la più interessante delle quali è quella posta nell’ultimo piccolo ambiente, prima della risalita del Mondo Nuovo: Wien D 9 VIII 1911 Hobelsperger U Hans Hellin (oppure M) ann Wien (v. Sottoterra 131).

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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