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Le nuove tecniche

Qualcuno sorriderà, ma se avete la pazienza di leggere oltre i titoli… troverete interessanti attività che fra il serio ed il faceto contraddistinguono una piccola ma significativa parte delle attività dei gruppi bolognesi. Per alcune di queste sono stati coniati specifici termini.

Fognaning

Si definisce “fognaning” la progressione in ambiente fognario. La necessità di percorrere e documentare antichi manufatti, spesso riutilizzati dall’impianto fognario cittadino, ha portato a coniare questo termine (copyright D.Rotatori GSB-USB, 2000) che contraddistingue un attività difficile, che necessita di accorgimenti particolari (utilizzo di materiali usa e getta, disinfettanti, rilevatori di gas).

Celebri sono state le operazioni MEDASA (Merda Dal Sapore Antico, 2009, Sottoterra 132) e Cunicolo Nettuno (maggio-giugno 2015, Sottoterra 140)  che fanno parte del più ampio studio sui percorsi dell’antico acquedotto romano e fonti bolognesi.

Rifuging

Si definisce “rifuging” la contemporaneità di due attività: la riscoperta di rifugi utilizzati durante la seconda guerra mondiale e l’individuazione del punto di ristoro più vicino. Se non vi sono entrambi le cose è severamente vietato utilizzare il termine rifuging (copyright N.Preti GSB-USB, 2000).

L’inizio fu negli anni ’90 con la campagna di rilevamento dei rifugi della zona ricompresa nel Parco Storico di M.te Sole a Marzabotto. Poi solo alcune sporadiche uscite fino agli anni 2000, quando parte il progetto “Rifugi della Guerra” in Val di Zena, poi allargato alle aree limitrofe. Oltre le battute, il luogo di ristoro è il punto dove verificare informazioni, assumerne altre, riordinare le idee e ovviamente ristorarsi prima di ripartire.

Il 20/01/2018 con la scoperta di un rifugino nascosto nel paleo in località Fornacchio-Capanne di Careggine, il rifuging sbarca anche in Toscana.

Speleofishing

Si definisce “speleofishing” l’azione di recupero di sacchi e attrezzi persi durante la progressione in laghi interni o spaccature difficilmente raggiungibili con le sole capacità umane (copyright N. Preti GSB-USB, 2017).

L’inizio di questa pratica avviene circa alle ore 13 del 09/05/1971. Il Sommo Giancarlo Zuffa ripescò dal lago Paola, sul fondo del Ramo del Fiume al Complesso del M.te Corchia un tubolare mediante corda e apposito rampino (Sottoterra 28, pag. 21).

Poi tocca a Paolo Nanetti (con Nassano alla pagaia e Mandini alla macchina fotografica) nelle profondità della Buca del M.te Pelato dove, in canotto con gancio, fu pescato un sacco caduto qualche settimana prima sul fondo del laghetto, fondamentale per il prosieguo dell’esplorazione che fu conclusa il giorno stesso. Era il 04/10/1975 (Sottoterra 41, con foto).

Passano gli anni, si affinano le tecniche. Il 14/05/2017 nella Grotta del Partigiano il trio Castrovilli-Maini-Preti effettua il difficilissimo ripescaggio in 2 tempi di un sacco in una frattura profonda 6 metri con l’imbocco alto meno di 60 cm e stretto 30 cm. Canna da pesca con mulinello, giubbotto da pescatore, guadino ecc. (Sottoterra 145, attività di campagna 2017; articolo specifico sul sito del GSB-USB, 2020).

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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