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Geografia e geologia di Govještica

Aerofoto durante un sopralluogo sull’altopiano della Romanija, in cerca di inghiottitoi e cavità. (F.Grazioli)

Inquadramento geografico, geologico e idrologico

Il massiccio del Romanija si trova a circa 40 km in linea d’aria a NE di Sarajevo. Si tratta di un altopiano relativamente esteso, leggermente inclinato, con le zone a quote più elevate (intorno ai 1500 metri) sulle pareti rocciose del versante Ovest tra le città di Pale e Mokro (Veliki Lupoglav 1652 metri), la zona centrale intorno ai 900-1000 metri mentre ad Est degrada in maniera più dolce verso la città di Rogatica ed infine verso il fiume Drina.

Le pareti rocciose situate sul versante Ovest, tra le citta’ di Pale e Mokro, raggiungono a Veliki Lupoglav i 1652m; nella zona centrale del massiccio l’altitudine media si aggira sui 1000 m e ad Est digrada dolcemente verso la città di Rogatica ed infine verso il fiume Drina. Il massiccio è nettamente delimitato ad Ovest dal fiume M. Miljacka, a Nord-Ovest dal fiume Bjostica, a Sud dal fiume Prača ed infine ad Est dal fiume Drina. I primi due confluiscono nel bacino del fiume Bosna, affluente del Sava, mentre il Prača si getta nel Drina che a sua volta è un affluente del Sava.

L’acqua drenata dall’intera area appartiene al bacino idrologico del Danubio. L’intera area sommitale (ad eccezione di alcune aree verso le pareti rocciose) è antropizzata in maniera stabile con le principali attività produttive legate a pastorizia e taglio di legname. Dal punto di vista geologico, tutto il massiccio è caratterizzato da rocce databili al Trias.

Al livello inferiore troviamo delle arenarie seguite da calcari massivi con ammoniti, calcari di scogliera ed infine dal calcari grigio chiari con megalodonti ed eventualmente dolomiti. Le zone assorbenti presentano solo un debole accenno ad una rete idrografica superficiale ed ampie zone dove questa è del tutto assente. Tipici sono i ruscelli che per brevi tratti scorrono in superficie (probabilmente a causa di un buon strato di sedimenti impermeabilizzanti) prima di venire inghiottiti (il torrente Rešetnica è un evidente esempio).

Le risorgenze di queste acque non sono così evidenti e pur essendovi un alto numero di sorgenti lungo i fianchi solo due, per quantità di acqua che vi scaturisce, vanno segnalate. A Nord le sorgenti del fiume Bioštica (600 l/s di portata minima in base alla carta idrogeologica del 1963) mentre ad Est le sorgenti del torrente Bereg (400 l/s di portata minima).

La risorgenza della Govje-štica, situata lungo il versante Sud all’interno del canyon del fiume Prača, ai piedi del villaggio di Banja Stijena, non è segnalata sulle carte (ad eccezione della carta idrogeologica 1:500.000 della ex Jugoslavia). In base alle stime effettuate dovrebbe avere una portata minima di alcune decine di litri al secondo e portate in piena di alcuni metri cubi al secondo. Sulla carta idrogeologica 1:500.000 è indicato il collegamento idrologico accertato tra l’inghiottitoio del torrente Rešetnica e la risorgenza della Govještica (circa 14 km in linea d’aria).

Sulla carta geologica 1:100.000 è riportata una discontinuità tettonica poche decine di metri NE della risorgenza con direzione NW la stessa direzione su cui sono allineati tutti i tratti della grotta attivi finora esplorati. L’ingresso, se pur per poche centinaia di metri, appartiene amministrativamente al Comune di Rogatica nella Repubblica Srpska, tuttavia la cittadina più vicina nonché il più comodo punto d’accesso è Prača nel territorio della Federazione di Bosnia ed Erzegovina.

Cenni storici su Mračna Pečina e Govještica

Nonostante le numerose scritte e firme visibili lungo quasi tutta la grotta Mračna Pećina e quelle ritrovate nelle gallerie iniziali della limitrofa Govještica (risalenti fino agli inizi del XX secolo), vi sono relativamente poche informazioni disponibili in letteratura su queste due grotte.

Le prime notizie certe sulla Mračna Pećina risalgono ai primi anni del 1900 durante la costruzione della ferrovia a scartamento ridotto lungo il canyon del Prača e quando Viktor Apfelbeck curatore del museo di Sarajevo ed entomologo di fama mondiale inizia a descrivere alcune nuove specie di insetti rinvenute in questa grotta. Nel 1921, l’ufficiale dell’esercito austro-ungarico Jiri Danes, incaricato di ricercare importanti giacimenti di ossa nelle grotte bosniache da usare come materia prima per la produzione di munizioni, descrive in un articolo i risultati delle sue ricerche nelle grotte del massiccio del Romanija e del canyon del fiume Prača.

Tra le varie grotte da lui visitate si fa cenno alla grotta Mračna Pećina. Questa viene presentata come meta di visitatori da Sarajevo già anteriormente la prima guerra mondiale, lunga circa un chilometro e con ossa di Orso speleo nella parte iniziale. Durante il periodo tra le due guerre mondiali, la grotta viene chiusa con un cancello in metallo situato nel nuovo ingresso allargato artificialmente. Inoltre viene costruita una scala in cemento per la discesa nella prima sala. Vista la sua importanza, nel 1957 viene effettuato un rilievo topografico dettagliato utilizzando metodi geodetici all’avanguardia per quel periodo. Tuttavia, fino ad oggi, soltanto un disegno in scala ridotta pubblicato da Salihovic nel 1963 era disponibile. In base a tale rilievo, riportato nel 2004 da Dujakovic nel libro sulle grotte della Repubblica Srpska, lo sviluppo della grotta fu stimato in circa 1200 metri (dato confermato dalle nuove misurazioni effettuate nel 2012). Nello stesso rilievo del 1963 è riportata anche la grotta Govještica fino al primo lago. Da fonti indirette si è a conoscenza che tra gli anni ‘60 e ‘70, Prof. Mirko Malez, paleontologo della Accademia delle Scienze Jugoslava, effettuò scavi ancora tuttora evidenti in Mračna Pećina.

Tuttavia non è chiaro dove i risultati di questi studi siano stati pubblicati. In base alla ormai datata legge per la protezione della natura dell’ex Jugoslavia, a partire dal 1965, la grotta Mračna Pećina è dichiarata riserva naturale di natura geologica mentre la grotta Govještica è inserita nella lista dei monumenti della natura (sezione geomorfologia).

Nel canyon di Prača

Il canyon corre per una ventina di chilometri tra spettacolari pareti calcaree tra gli abitati di Prača e Rogatica. Pochi metri sopra l’alveo del corso d’acqua, immersa nella vegetazione lussureggiante, corre una stradina sterrata che, ai primi del ‘900, costituiva il tracciato di una ferrovia che collegava Sarajevo a Belgrado.

Le varie gallerie di attraversamento che tagliano gli speroni rocciosi a picco sul fiume, lasciano intravvedere un ambiente quieto e suggestivo ma che nasconde altresì una sgradevole insidia: buona parte dei versanti sono minati, soprattutto quelli sulla sponda in destra orografica e in prossimità dei punti di più agevole accesso. Per lungo tempo infatti tutta la zona è stata contesa durante l’ultimo conflitto serbo-bosniaco. Oggi la cittadina a monte del canyon, Prača, del comprensorio di Goražde, è un agglomerato di case singole con alcuni uffici pubblici e una moschea che, a seguito degli accordi di Dayton, è entrata a far parte della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, in una valle che per la maggior parte è sotto il controllo della Repubblica Serba di Bosnia.

Da questo abitato, seguendo verso valle il canyon, e ignorando i numerosi e interessantissimi ingressi che occhieggiano protetti da cartelli rossi con scritta pazi-mine, si può scendere in sicurezza sull’alveo del fiume e raggiungere l’entrata spettacolare di Govještica.

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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