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Il Ramo di Sinistra – Ramo Amila

di Federico Cendron

Ramo di Amila: questo il nome attribuito all’insieme di gallerie che si dipartono verso sinistra dalla prima, grande Sala del Ciclope. Scoperto durante le esplorazioni di Agosto, è di gran lunga la parte della grotta fino ad ora esplorata più ricca di concrezioni. Si tratta di un coacervo di condotte che si sviluppano per la maggior parte alla stessa profondità e che, seguendol’inclinazione delle stratificazioni calcaree, si abbassano gradualmente in direzione NE, fino a formare un grande arco. Partendo dalla Sala del Ciclope si percorre una galleria che diviene presto costellata di concrezioni, al punto che la progressione stessa avviene tra imponenti colonne, camminando su pavimenti stalagmitici. Superato un breve diaframma, probabilmente una struttura sifonante (CS. 41C e 41D), ci si immette in un ulteriore ambiente spoglio di concrezioni verticali, con il suolo ricoperto da una colata di colore grigio-cenere (da cui il nome Sala grigia). Esse riprendono poi con dovizia di forme, per fare corona ad una grande dolina. Quest’ultima dà accesso all’unico ramo trovato fino ad ora, denominato Galleria del Giovane, che riconduce (oggi ancora solo induttivamente, per il suo orientamento) verso la grande galleria dell’ingresso, in corrispondenza di una piccola struttura a sifone che probabilmente costituiva, in tempi remoti, il termine del Ramo. Se ora ne è separata, ciò si deve all’invasiva azione del concrezionamento, che ne ha determinato l’ostruzione (anche se resta percettibile una leggera corrente d’aria).

Superata la dolina, muovendoci ancora tra colonne, ci immettiamo in un salone dalle dimensioni imponenti, in buona parte esito di crolli . L’abbiamo chiamato Vallescura ed è dimora di una vasta colonia di pipistrelli; sul fondo campeggia una notevole quantità di guano. Dal salone prendono avvio due diverse gallerie, denominate rispettivamente (da Ovest verso Est) Sotterranei alti e Sotterranei bassi (ve n’è una terza, al centro e più piccola che in breve confluisce nella prima), morfologicamente molto simili e costellate da vaschette. Esse convergono in un altro ambiente denominato Le Prigioni, grazie alle cortine di colonne che paiono sbarre.

Risalendo una colata si accede ad uno stretto passaggio che dà accesso, dall’alto, ad un ulteriore Salone: il Passaggio a Sud-Ovest. Anche qui abbonda il guano. Scendendo dallo stretto passaggio ci si ritrova, sulla dx, l’arrivo (ad una quota più bassa del pavimento del Salone stesso) di una galleria bassa che verrà ripresa più avanti (CS. X15), mentre la via principale prosegue, spalle alla corda, in direzione SE salendo lungo un piano inclinato, ingombro di massi e concrezioni. Giunti in prossimità della cima, si procede lungo una galleria fino ad incontrare una cortina e alcune colonne sulla destra, che formano una vera e propria finestra, attraversando la quale si accede ad un altro vastissimo ambiente: il Salone delle Ossa.

Si tratta di un insieme di condotte parallele, disposte su livelli progressivamente discendenti spostandosi da SW verso NE. Varcata la suddetta finestra, il primo ambiente in cui ci si immette è di fatto un vasto salone da cui parte la prima di queste gallerie; sul lato sinistro, scendendo una scarpata di alcuni metri, è invece possibile raggiungere le gallerie dei livelli più bassi (CS. X6). Percorrendo quella di più facile accesso, ci si trova su di un fondo sabbioso, cosparso da una immensa quantità di ossa di Ursus Spelaeus e probabilmente – in minore quantità – di altri animali. I detritiì e le ossa paiono provenire per fluitazione da alcuni cunicoli posti sul lato destro della galleria, alla sommità di un piano inclinato che costituisce il confine stesso di questo vasto e complesso ambiente. Ancora più avanti la galleria scende lentamente e dopo alcune decine di metri si collega sulla sin. (tramite vari passaggi separati da colonne) ad una galleria parallela, mentre sul lato dx s’incontra un vano il cui pavimento risulta anch’esso ricoperto da ossa, in buona parte imprigionate in un’ampia colata calcarea. Di qui uno stretto cunicolo ventoso (disostruito da Piero e Ivy) ci ha dato modo di accedere ad un ulteriore ambiente che descriverò più avanti. Scendendo nella galleria parallela, ci si trova nuovamente a camminare su di un letto di sabbia e ossa, letto che molto probabilmente era in passato il fondo di un piccolo lago interno da cui scaturiva un torrente in parte ancor oggi riconoscibile per l’alveo a ciottoli.

Proseguendo lungo il paleoalveo (CS. 41Q-T e 41Q-U) il passaggio si fa stretto ed ostruito dai detriti, mentre dalla parte opposta il salone resta ampio e sulla volta compaiono particolari forme erosive (qui è stata eseguita una risalita). Incontriamo poi alcuni passaggi sul lato sin., uno dei quali introduce ad un insieme di gallerie, denominate Ramo dei superstiti. Superato il caposaldo E28 si apre, sulla sin., una vasta marmitta, completamente asciutta, con il fondo ancora coperto di ossa. Alla base di questa struttura si sviluppano 3 gallerie: 2 formano un anello che sale verso l’alto, destinato apparentemente ad esaurirsi fra le concrezioni. Una terza via invece si sviluppa stretta e verso il basso per alcuni metri, fino a divenire impercorribile. Non scendendo al fondo della marmitta si accede, sulla dx., ad un ulteriore anello (CS. E27) che per morfologia si presenta analogo al tratto di grotta appena percorso: fondo sabbioso in buona parte perfettamente pianeggiante, con grande quantità di ossa.

Ritornando all’ambiente da cui provenivamo, dopo il passaggio che conduce al Ramo dei Superstiti ha inizio un’altra via che riconduce al primo segmento delle Gallerie delle ossa (CS. X6), alla base della scarpata e ad un ulteriore salone (caposaldo X6). Qui le ossa si fanno meno frequenti ed aumentano nuovamente le concrezioni. Stalattiti, stalagmiti e cortine fanno da cornice al salone, da cui si sviluppano due gallerie. La prima (caposaldo X8-A) chiude inesorabilmente tra concrezioni e solo una finestra, in alto, permette di intravvedere il passaggio da cui si giunge al Salone delle ossa. La seconda invece prosegue, fino a divenire uno stretto passaggio che riporta, dopo alcuni metri, al Passaggio a Sud-Ovest (CS. X15).

Lo stretto cunicolo detto la Natural Burella a cui facevo riferimento alcune righe sopra è stato disostruito dai detriti di frana di piccole dimensioni, dai quali filtrava una fortissima corrente d’aria. Grazie a questo siamo penetrati in alcuni ambienti di ridotte dimensioni, crivellati di cannulle e di altre delicate concrezioni, per poi portare verso ambienti dimensionalmente più generosi: il Ramo delle stelle. Il primo ambiente che si incontra si presenta con un piccolo salone, con alcuni massi abbondantemente ricoperti da stalgmiti. L’unica prosecuzione si apre sulla destra, scendendo una breve scarpata e conduce ad un altro vano parallelo al precedente che a sua volta verso destra (dal CS. D9) si dirama in un paio di gallerie cieche. Questa parte della grotta è fortemente concrezionata, con il suolo quasi integralmente ricoperto da gour.

Proseguendo verso sinistra (CS. D10-D11) la condotta si fa via via più bassa, tanto da consentire il passaggio solo completamente distesi, poi si innalza nel maestoso Salone delle tette. Qui si ergono al centro due grandi concrezioni biancolatte, dalla forma inequivocabile. Il pavimento è tutto a vaschette i cui profili scendono progressivamente verso sinistra, per confluire in una piccola galleria che in breve diviene impercorribile. Sulla dx prosegue invece un’altra condotta che progressivamente si riduce fino a chiudere su cortine di concrezioni. Sul lato sin., in corrispondenza dal caposaldo D13, si apre un piccolo passaggio (notato da Piero durante il rilievo) da cui fuoriesce una forte corrente d’aria. Il passaggio, estremamente scomodo e riservato ai sottili, immette in una frana costituita da massi cementati dai carbonati: da lì pare provenire l’aria. Lo stanziamento sul posto di un notevole numero di Dolichopode e il flusso d’aria lasciano intendere che ci troviamo a poca distanza dall’esterno. Nel corso della spedizione di Ottobre è stata esplorata una galleria che si apre nella parte sommitale del Salone delle tette.

Purtroppo anch’essa non resiste alla tentazione di stringersi dopo pochi metri.

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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